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© Dal volume Il potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance, Franco Angeli editore, Milano. Autore: Daniele Trevisani ____
Dal mondo dei limiti al mondo della scopertaViviamo in un mondo limitato. O almeno così pensiamo. Ogni volta che valutiamo se inseguire o meno un sogno, o lasciarlo andare per sempre, scatta una valutazione – ampiamente inconscia – sulle risorse di cui disponiamo. Le energie personali sono risorse che il soggetto possiede. Risorse interiori, non monetarie. Può esistere un forte divario tra le risorse che uno sente di avere (risorse percepite) e le risorse realmente disponibili se sviluppiamo la capacità di accedervi (risorse latenti). Quando le due diverse “letture” non sono coincidenti, possono accadere diversi problemi, tra cui (1) la sottovalutazione delle proprie risorse (sentire di avere meno energie e competenze di quante se ne abbiano veramente), e (2) la iper-valutazione delle proprie risorse: contare su energie e competenze che in realtà non possediamo Figura 1 – Gap o distanza tra la percezione di energie personali e le risorse reali
Spesso non ci sentiamo pronti, non ci sentiamo all’altezza, vediamo le cose troppo difficili, ci ritiriamo, e questo stato riguarda un’innumerevole gamma di questioni: impegnarsi in una ricerca difficile, fare una scelta che continuiamo a posticipare, o azioni come parlare in pubblico, fare una presentazione, decisioni di vita come avere figli, assumere una responsabilità, cambiare lavoro, cambiare vita, coltivare una relazione difficile. Le sfide sembrano insormontabili. Tuttavia, a volte accade qualcosa di sorprendente. In alcune di queste, quando ci si trova catapultati all’interno, si scopre di avere qualcosa dentro, qualcosa che non sospettavamo di avere. Scoprire di avere questa energia nascosta, inconsapevole, sapere dove e come farla emergere, capire quanta è realmente, riuscire a portarla allo stato di coscienza, è un grande risultato. Se solo potessimo contarci fino in fondo accetteremmo molte più sfide e andremmo verso ideali ben più grandi di quelli che perseguiamo nel quotidiano. Questo aspetto riguarda sia la vita delle persone, ma anche quella delle aziende, che si nutrono dell’energia dei manager e di ogni singolo collaboratore. Mi è capitato oramai troppe volte di osservare che dietro alla tristezza, o a vite che decadono, ma anche nascosti nei meandri dei malesseri organizzativi o problemi di mercato di un’azienda, si nascondo profonde crisi e mancanze di energie personali. Ho potuto notare questo fenomeno anche in campo sportivo, e nei rapporti interpersonali. La ricorrenza di questo fatto e le sue implicazioni sono di portata tale che ho dovuto, per necessità, studiarlo, se volevo andare alla radice del problema come consulente e formatore che aiuta persone e aziende ad evolvere: come aiutare le persone e le organizzazioni a crescere, a formarsi, a evolvere – se le energie mancano? A cosa servono tutti gli strumenti dell’universo se non c’è “fuoco sacro” e volontà? Ho notato, come professionista, che - quando voglio veramente andare alla radice di un aiuto forte, che produce effetti, e non voglio limitarmi ad un lavoro burocratico - devo veramente pormi il problema delle energie personali e dei team, delle persone per cui lavoro e di come queste riescono a produrre energie personali o invece ne sono deprivati, e di come queste forze ed energie fluiscono tra persone e nelle organizzazioni, e – non ultimo - dentro di me. Non farlo mi lascia ad uno stato di superficie dal quale non riesco a fare niente di serio. Posso consegnare uno stupendo piano o progetto, ma se nessuno avrà la volontà di applicarlo, la forza di farlo, non verrà nemmeno sfogliato. Se lavoro in uno spazio mentale in cui non si produce vero sviluppo e vera crescita, non sono appagato. Questo livello di superficie non mi accontenta né personalmente né professionalmente. Sono stato praticamente costretto ad aumentare sempre più le mie attenzioni e le mie attività di ricerca verso il tema del potenziale umano e delle energie personali, ma per quanto mi riguarda, è una sfida che ho accettato volentieri. Consulenza dopo consulenza, corso dopo corso, lezione dopo lezione, ho preso coscienza di un problema, comune e devastante: è l’inconsapevolezza delle persone sul divario tra le loro risorse attuali (lo stato del momento) e le risorse potenziali (lo stato che può essere raggiunto con un opportuno lavoro allenante e formativo). Troppo spesso si considera una situazione come data, nasce la rassegnazione, le persone si auto-castrano.
Figura 2 – Gap o distanza tra la stato attuale e stato potenziale
Come vediamo ogni giorno, le energie totali di cui dispone una persona non equivalgono alle energie accessibili. Le energie a cui riusciamo ad attingere sono solitamente solo una frazione delle energie totali, come se un motore capace di sviluppare 200 cavalli di potenza riuscisse, per qualche strano motivo, a produrne solo 50. Ma non solo, il peggio è considerare quei 50 (limite attuale) fissi, inamovibili, rassegnatamente. Come cambierebbe la vita se riuscissimo a far uscire i 150 cavalli nascosti? Saper come localizzare negli altri i blocchi, i “colli di bottiglia”, strozzature e impedimenti al pieno potenziale e alla performance, avere strumenti per poterli scientificamente localizzare, è un tema che mi affascina come ricercatore e di cui ho bisogno come professionista per essere efficace. Un errore drastico, mortale, ma assolutamente comune, è il prendere una situazione attuale (stato attuale) e considerarla inamovibile, senza riflettere su quanto sia enorme e vasto il possibile salto di qualità che una persona o un team può fare, utilizzando le adeguate strategie formative, allenanti e le opportune stimolazioni esperienziali, didattiche, umanistiche. Notiamo le due seguenti situazioni. Il soggetto A ha un margine di crescita, ma in alcuni punti del suo stato attuale le sue prestazioni collimano già con il suo potenziale. Il soggetto B invece ha un enorme potenziale ancora da raggiungere, è può compiere enormi passi avanti. Tuttavia, se osserviamo le performance attuali di entrambi, le due persone al momento offrono lo stesso tipo di prestazione o rendimento, sembrano avere le stesse energie.
Figura 3 – Diversità tra stato attuale e stato potenziale
Il mio contributo vuole essere nella direzione di non sottovalutare il margine di crescita di ogni persona, in qualsiasi momento della vita. Vuole cercare e costruire strumenti nuovi, modelli che attingono a più aree del sapere, per intervenire sullo sviluppo del potenziale delle persone. Vuole inoltre dare un messaggio positivo sul fatto che è importante osservare una persona non solo per quanto sembra essere il suo potenziale e quali sembrano essere le sue performance, ma su quello che può concretamente essere e diventare, con stimoli allenanti e formativi adeguati. Per tutti, è bene riflettere sul potenziale reale nascosto, quelle energie e competenze che possiamo sviluppare se riuscissimo a smontare i vincoli, catene o freni. E il gioco non è finito, come sostengono molti psicologi e coach, con la scoperta di “credenze autolimitanti”, da sostituire magicamente con “credenze potenzianti”. Lavoro importante, ma non sufficiente, da non spacciare come un programma di evoluzione completa del potenziale personale. Il lavoro è ben più forte, occorre agire negli anni per costruire le competenze, sia micro che macro. Occorre prendersi carico di qualcosa di estremamente tangibile (la macchina fisica, il corpo), così come di qualcosa di etereo e impalpabile, l’anima, i valori che abbiamo o abbiamo smesso di avere, gli ideali, i principi guida che agiscono da ancoraggio alla motivazione. Le performance sono una conseguenza. Si possono sviluppare con un lavoro adeguato di sviluppo, attivando diversi tipi di stimolazione o “lavoro” sulla persona (lavoro formativo, lavoro allenante, lavoro intellettuale, lavoro fisico). La consapevolezza è che questo tipo di lavoro è indispensabile sia per l’individuo, che per le organizzazioni, che per l’intera società umana. Un percorso di analisi delle risorse personali richiede di adottare numerosi e variati angoli di osservazione. Figura 4 - Tipologie di analisi delle risorse personali e dei team
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